San Saba, detto popolarmente il piccolo Aventino, è il nome del ventunesimo rione di Roma, indicato con R. XXI. Di istituzione recente (benché di antica urbanizzazione), si trova al margine del grande polmone verde e archeologico del complesso Terme di CaracallaCirco MassimoPalatino.

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Storia

La chiesa e il monastero

Chiesa San Saba
La chiesa di San Saba

Il rione San Saba prende il nome dal monastero e relativa chiesa che furono per secoli dopo la caduta dell’impero la sua unica presenza abitata.

Attorno al VII secolo alcuni eremiti s’insediarono sulle rovine di quella che era stata la caserma (statio) della IV coorte dei vigili, opportunamente collocata in un luogo da cui si poteva dominare con lo sguardo una gran parte del territorio sudest della città, tra l’attuale Porta San Paolo – che per i romani era Porta Ostiensis – e Porta San Sebastiano – che per i romani era la Porta Appia.

Verso l’VIII secolo, monaci orientali provenienti dalla comunità fondata a Gerusalemme da San Saba presero possesso del sito, e vi istituirono un monastero che nel IX secolo era considerato il più importante della città, e dal quale si irradiava in questi secoli una vivace attività diplomatica verso Costantinopoli e il mondo barbarico.

Il monastero divenne col tempo assai ricco: possedeva, fra l’altro, il castello di Marino e il castello di Palo. La sua proprietà passò nei secoli dai benedettini ai cluniacensi, ai cistercensi, e dal 1573 al Collegio Germanico Ungarico, retto dai Gesuiti che lo tengono ancor oggi.

Il “paese” di oggi

Viale Giotto - rione San Saba


case IACP sulle mura Aureliane

Come mostrano le foto dell’epoca, ancora all’inizio del ‘900 la chiesa e il monastero di San Saba erano in piena campagna. Il primo piano regolatore di Roma (del 1909), produsse nel 1921, fra l’altro, i nuovi rioni popolari di San Saba e Testaccio, gli ultimi due rioni dentro le mura, scorporati dal territorio di Ripa. Dopo l’unità d’Italia, il piano regolatore di Roma capitale aveva destinato a verde pubblico la zona, contigua alla Passeggiata Archeologica. Tra il 1907 e il ’14 il Blocco Popolare che governava la città in quegli anni (radicali, repubblicani e socialisti, sindaco Ernesto Nathan) fece realizzare dall’Istituto Case Popolari sul Piccolo Aventino, fra la chiesa e le mura, 10 lotti di edilizia residenziale destinati alla piccola borghesia impiegatizia, tra gli ultimi insediamenti residenziali programmati dentro le mura Aureliane.

Il rione fu progettato, come le case popolari di Testaccio, dall’allora giovane Quadrio Pirani, e in onore dell’intenzione programmatoria le strade ebbero nomi di grandi architetti: Gianlorenzo Bernini e Francesco Borromini, Baccio Pontelli e il Palladio, Pirro Ligorio e il Bramante e via architettando danno il proprio nome a vie tranquille, larghe il giusto, alberate.

Situato com’è sulla spianata in cima ad un cocuzzolo, il rione è percorso da salite e scalinate che degradano verso le mura o verso il sottostante Testaccio. Le case “popolari” sono villini bifamiliari ognuno con il suo giardinetto, e palazzine di non più di 4 piani, con appartamenti luminosi e cortili spaziosi, ognuna rivestita di una cortina di mattoni dello stesso colore della cortina antica della chiesa e delle mura.

Stemma

Stemma del rione San Saba

Lo stemma in campo azzurro con una luna crescente argentata e l’arco di diana d’orato

Il rione odierno

Rione San Saba

QUOD INTRA CIPPOS AD CAMPUM VERSUS SOLI EST CAESAR AUGUSTUS REDEMPTUM A PRIVATO PUBLICAVIT

cippo (murato sulla facciata di un condominio del 1930) che ricorda come Augusto rese pubblici i terreni su cui oggi sorge la parte nuova del rione

Ma il vero cuore di San Saba è il giardino della piazza (Piazza Bernini): ci sono alberi che fanno ombra alle panchine, due fontanelle per la sete di cani e bambini, al centro il monumentino ai caduti nella grande guerra, il mercato la mattina, il campo giochi installato nel recinto della chiesa, e la scuola elementare che affaccia anch’essa sulla piazza e dove il quartiere va a votare quando è tempo di elezioni. C’è il giornalaio, alcuni negozi di alimentari, un bar, e una volta c’era anche un cinema – si chiamava Rubino – che ora è diventato un piccolo teatro, l’Anfitrione. C’è, insomma, tutto quel che rende autonomo e riconoscibile un paese, appunto.

Comprese le abitudini dei residenti: così tutti finiscono per passare dalla piazza almeno una volta al giorno: i ragazzi che fanno la spola tra la scuola e il campo giochi, gli anziani che popolano le panchine, la gente al mercatino, un gruppetto di adulti che verso sera gioca a carte sul cofano di una macchina. E siccome molti degli abitanti di oggi sono i figli e i nipoti di quelli di allora – qui si sanno ancora molte cose degli altri, ci si saluta per strada, si chiacchiera incontrandosi sull’autobus.

La periferia di questo paese – assolutamente compiuto in sé e felicemente appartato dal traffico benché ancora dentro le mura e collegatissimo – è stata poi urbanizzata dagli anni ’30 ai ’60, soprattutto fuori dalle mura, e anche se ci sono ancora villini e i condomini hanno mantenuto dimensioni vivibili, i 2500 abitanti originari sono diventati forse 20.000.

Il vincolo del parco archeologico e del complesso delle Terme di Caracalla hanno comunque frenato, fortunatamente, la passione romana del mattone.

Confini

Celio, quartieri Appio Latino (Municipio Roma IX) e Ostiense (Municipio Roma XI), Testaccio, Ripa.

Piazze

  • Piazza Albania
  • Largo Bruno Baldinotti
  • Piazza Gian Lorenzo Bernini
  • Largo Enzo Fioritto
  • Piazzale Numa Pompilio
  • Piazza di Porta Capena
  • Piazza Remuria
  • Largo delle Vittime del Terrorismo

Strade

  • Via Antonina
  • Via Antoniniana
  • Via Aventina
  • Viale Aventino
  • Via Guido Baccelli
  • Via Francesco Borromini
  • Via Bramante
  • Via Lucio Fabio Cilone
  • Via Annia Faustina
  • Via Ponzio Flaminio
  • Viale Giotto
  • Via Guerrieri
  • Via Pirro Ligorio
  • Via Carlo Maderno
  • Via Andrea Palladio
  • Via Baldassarre Peruzzi
  • Via Baccio Pontelli
  • Viale di Porta Ardeatina
  • Via Ercole Rosa
  • Via di San Saba
  • Via di Santa Sabina
  • Via delle Terme di Caracalla
  • Via di Valle delle Camene
  • Via di Villa Pepoli
  • Via Federico Zuccari
  • Via Giovanni Battista Piranesi

Edifici

  • Palazzo della FAO, tra via delle Terme di Caracalla e viale Aventino: l’enorme immobile, inaugurato nel 1951, era stato commissionato e iniziato durante il fascismo (1938, architetti Vittorio Cafiero, che aveva steso il piano regolatore di Asmara, e Mario Ridolfi), come sede del Ministero dell’Africa italiana. L’attuale viale Aventino – aperto in quegli anni – era stato giustappunto denominato Viale Africa.

Edifici di culto

Altri monumenti

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